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Italo Pentimalli

Italo Pentimalli

Non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo

Alcune frasi, appena le leggi, ti affascinano, anche senza saperne il motivo. Ti sembrano così belle e profonde che avresti quasi voluto pensarle tu.

Poi però provi a capirle meglio, a cercarne riscontro nelle esperienze che vivi e… fai fatica, non riesci a immedesimarti davvero fino in fondo, quasi non riesci a capirle.

Il problema è che alcuni concetti sono così facili che sono difficili da capire.

Fin da quando ho memoria, mi sono sempre chiesto perché a ognuno di noi la realtà appare diversamente, o meglio perché produce effetti diversi sulle singole persone, cosa succede.

Col tempo ho trovato la risposta, e in realtà psicologia, metafisica, neuroscienze, ci dicono che dipende tutto da come funzioniamo.

Non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo.

Questa frase, per esempio, è tratta dal Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo, ma in realtà trova riscontro sia in altre culture che nelle neuroscienze, che ci dicono, attraverso altre parole, che “tutto è percezione”.

Potrebbe sembrare un concetto molto semplice all’apparenza, in realtà è difficile da capire, e contiene una profonda verità, che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno.

Con questo articolo, voglio farti degli esempi pratici per rendere più semplice la comprensione e per non far sì che questa frase rimanga vuota, o peggio, incomprensibile per te.

Domenica 12 luglio, come sicuramente ben ricorderai, la squadra dell’Italia stava vincendo gli europei a Londra. In molti hanno colto l’occasione del momento felice, e hanno festeggiato, prendendo la finale come possibilità di vivere belle emozioni.

Altri invece si sono indignati, sostenendo che dovremmo essere uniti per altre cose più importanti, utilizzando quindi quell’occasione come momento per ribadire che sì, la coesione è utile ed è bella, ma sarebbe meglio se ci fosse anche quando si affrontano temi più importanti e che ci riguardano tutti da vicino.

In un post che ho pubblicato durante quei giorni, scrivevo di un altro episodio, che io percepivo come un piccolo ma importante traguardo, ovvero il fatto che una donna, Katia Serra, venisse scelta come commentatrice di una finale di calcio. Era la prima volta, e questo per me era un evento pieno di significati, e quindi di cui valeva la pena parlare.

Qualcuno invece non la pensava esattamente allo stesso modo, e ha voluto vedere un altro aspetto di quest’episodio: una Katia Serra “impaurita, sottomessa al potere maschile”.

Eppure erano le stesse identiche situazioni: una finale di calcio, una donna che per la prima volta nelle storia, commentava una partita di calcio accanto a un uomo.

Non tutti hanno letto questi due episodi allo stesso modo.

Ma questo non è successo solo nella partita, e soprattutto non è valido solo per le partite di calcio: succede ogni giorno, in ogni situazione che affrontiamo, ce l’abbiamo proprio davanti agli occhi.

A volte mi capita di incontrare persone “resistenti”, persone che, dopo che affrontiamo discorsi come questi mi dicono: “e quindi? La vita è sempre la stessa, i problemi son sempre problemi”.

In realtà non è proprio così.

Quella che noi chiamiamo “realtà” altro non è che il risultato di una libera interpretazione, originata da un accumulo di punti di vista.

E ad ognuno di questi punti di vista, segue una reazione diversa:

  • Reazione di tipo mentale, a seconda di come osserviamo, di quello che facciamo, le scelte e le azioni razionali che ne conseguono saranno diverse;
  • Reazione di tipo biochimico, ogni punto di vista da vita a una reazione biochimica diversa, per esempio agirà sugli ormoni dello stress, che vanno poi ad appesantire tutto il sistema e a chiudere i canali dell’intuizione, sulle endorfine che sono quelle sostanze che ci fanno stare bene, e così via;
  • Reazione di tipo energetico, ovvero agirà sul modo in cui le nostre emozioni si trasformano nella frequenza che emettiamo.

Sapere questo ci aiuta già a comprendere che non è solo un “semplice” punto di vista, il nostro punto di vista, ma che questo punto di vista che abbiamo, riguardo le cose che succedono, le sfide che affrontiamo, le cose che facciamo, dà vita a reazioni diverse.

Prova a pensare a quanto spesso questo fenomeno accada all’interno di una relazione intima tra due persone.

Ci sono dei momenti, per esempio, in cui tutto sembra scorrere in maniera liscia, andare avanti senza troppe domande, senza troppi scontri. Altri invece in cui ci si blocca, ci si sente incastrati davanti a un problema, oppure ogni piccolo pretesto è valido per dare vita a una seria di problemi.

Ecco, davanti a una relazione traballante, a una situazione non del tutto facile, alcuni vedono una minaccia. E qual è la loro reazione? Aspettare. E aspettano sperando che qualcosa cambi, perché in realtà hanno paura di affrontare quel dolore, di scavarci dentro e di trovare qualcosa di difficile o faticoso da gestire.

Altri invece, davanti alla stessa identica relazione traballante, non vedono più minacce, ma piuttosto occasioni, opportunità. E allora ne approfittano e si creano la possibilità di parlare con il proprio partner, o magari sentono di aver bisogno di ritrovare il proprio spazio di libertà personale e allora percorrono senza remore quella direzione.

Ognuno col suo punto di vista.

Ti faccio ancora un altro esempio in modo che tu abbia davvero la possibilità di immedesimarti, e riprendo in mano lo sport.

Alcuni sportivi, quando si trovano ad affrontare una gara che magari per loro è davvero importante, se vengono sommersi dai fischi dei tifosi, si bloccano, non riescono ad andare avanti, i fischi creano in loro una resistenza.

Altri invece, prendono da quegli stessi fischi la forza per far scattare la scintilla che faccia emergere e rivendicare la propria forza. Ancora una volta, quei fischi diventano un’opportunità, perché la loro reazione spontanea a quell’episodio è quella di rispondere in quel modo.

Sono situazioni identiche ma alle quali ognuno reagisce in modo diverso, sceglie di rispondere in un modo piuttosto che un altro, ha una reazione diversa che può essere, ancora una volta, di tipo mentale, biochimico o energetico.

Eppure noi continuiamo a voler cercare di cambiare le cose, continuiamo a pensare che le cose si possono cambiare.

Ma non è così, le cose non si possono cambiare, perché le cose sono cose, sono neutre, accadono e basta.

È quando cambiamo il nostro modo di osservarle, il nostro punto di percezione, le nostre opinioni, le idee che abbiamo al riguardo, che istantaneamente cambiano anche le cose.

E cambiano perché quel nostro punto di vista dà vita a reazioni e scelte diverse, ed entra in un circolo di influenza di quella che noi chiamiamo realtà ma che sono solo le situazioni che incontriamo lungo il cammino.

“Lì fuori non c’è niente”, questo il titolo del secondo capitolo del mio libro Oscar Mondadori La Tua Mente Può Tutto dove parlo in maniera molto approfondita di questo concetto. E ti voglio riportare qui un passaggio che penso possa aiutarti ancora di più a comprendere in modo semplice cosa intendo con “vedere le cose come siamo”, cambiare il punto di percezione.

“Mi hai fatto tornare in mente una storia Sufi” le risposi eludendo la sua domanda provocatoria.
È la storia di un maestro che prese un sasso e lo posò davanti alla sua allieva.
“Cos’è?” chiese il maestro.
“Un sasso” rispose l’allieva.
“Il violento” continuò il maestro “lo userebbe come arma per fare del male.
“Il costruttore ne farebbe un mattone su cui edificare una cattedrale.
“Per il viaggiatore stanco sarebbe una sedia dove incontrare il riposo.
“L’artista scolpirebbe il volto della sua musa.
“Chi è distratto vi inciamperebbe.
“Il bambino ne farebbe un gioco.
“In tutti i casi, la differenza non la fa il sasso, ma l’uomo.
“Sei ancora convinta” concluse il maestro “che sia un sasso? Almeno per come lo intendevi tu?”

È così facile che è difficile da capire, si.

Questa consapevolezza mi ha portato, ormai da diversi anni, a smettere di chiedermi cosa volessi, perché ho capito che non è lì che devo porre la mia attenzione, non fuori da me. È piuttosto dentro di me.

Ecco perché ormai la domanda che mi faccio prima di prendere qualsiasi decisione, prima di fare qualsiasi cosa, non è “cosa voglio” quanto piuttosto: “come sono?”

Personalmente la trovo una domanda molto più importante, e mi aiuta a darmi delle risposte più sincere.

Allora perché non provi a farti anche tu questa domanda, e rispondi cercando di essere il più possibile onesto con te stesso: “come sono veramente?”

Ti lascio con questa riflessione…

C’è un modo diverso di vedere le cose.

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